Destano molte preoccupazioni le dichiarazioni rese dal ministro Terzi nell’intervista rilasciata al supplemento del Corriere della Sera, Sette, riguardo a un possibile attacco di Israele ai siti nucleari iraniani. Nel clima rilassato e confidenziale di un’intervista domestica su temi di grande rilievo, il ministro accenna a una possibilità, senza esprimere un giudizio del governo, ma sottolineando i motivi di preoccupazione legittima del governo israeliano.
Per completare il quadro, sarà utile ricordare allora la netta contrarietà dell’amministrazione americana, espressa sia dal Presidente in carica, dal Segretario di Stato e dal ministro della Difesa, le numerose posizioni pubbliche contrarie dei vertici militari e dell’intelligence israeliani, le posizioni assunte dall’Unione Europea, in varie sedi e formati.
Soprattutto dopo i fatti di Bengasi e le provocazioni di gruppi estremisti davanti ad alcune ambasciate, è indispensabile sottolineare che l’apertura di un fronte militare unilaterale fra Israele e Iran farebbe cadere nelle piazze del Medio Oriente ogni distinzione fra sunniti e sciiti, arabi e persiani, aprendo una crisi dagli esiti assolutamente imprevedibili per Israele, la regione, il mondo intero. E’ utile dunque che il governo ribadisca, in linea con le posizioni più volte enunciate, l’assoluta contrarietà e inopportunità di azioni militari unilaterali e preventive che facciano deragliare i negoziati diplomatici tuttora in corso per assicurare da parte di Teheran il rispetto delle condizioni fissate dalla comunità internazionale nel quadro di un legittimo diritto all’energia nucleare per scopi pacifici.