Lapo Pistelli

Il blog.

Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più

Inviato da Lapo Pistelli il 3 novembre 2010 - 10:15

“Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più !”.
Ricordate Howard Beale nel film di Lumet, Quinto Potere ?
Correva l’anno 1976. Già, roba da vecchietti. Ed ora è tempo di giovanotti.
Ecco, sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più.
Sono incazzato nero. Ho abbandonato il blog quasi 9 mesi fa, alla vigilia di elezioni regionali segnate da candidati e liste farlocche, improbabili compleanni frequentati da primi ministri e cricche che rubavano il rubabile all’ombra del capo e dei suoi accoliti, oggi asserragliati e rancorosi nel loro bunker. Sostituisco il commento sul sito e ci sono grandi novità: si discute di bunga bunga, di igieniste orali ringraziate non con un mazzo di fiori ma con una poltrona in consiglio regionale, di minorenni cubiste extracomunitarie (che la Lega affonderebbe in mare prima dello sbarco) rilasciate da una Questura in barba ad ogni regola nel cuore della notte e ringraziate per i loro servigi con 7.000 euro in contanti (un bel rotolino di banconote da 500 euro).
Sono incazzato nero. Questo è davvero l’unico Paese in cui Rupert Murdoch, proprietario di Fox News in America – cioè della televisione che dice che Obama non è americano, è socialista e musulmano (ed è creduta da un quasi 25% di cittadini) – è per noi un faro di libertà con la sua Sky. Ho ascoltato per una settimana intera il tg1 delle 20, l’ammiraglia delle reti pubbliche, pagate con il canone. Fra “presunti”, “si dice”, fango mediatico”, “da confermare”, non ho capito di che si parlava. Se non comprassi giornali e mi limitassi a vedere il canale 1, potrei desumere che si sta cercando di sventare un complotto alieno contro il nostro amato premier. Ma a Washington, al Newseum, lo straordinario Museo dell’informazione, in un gigantesco pannello sulla libertà di informazione, il nostro è l’unico Paese dell’area Euro segnato in rosso, come il Magreb, come il Caucaso, come il Medio Oriente, nella lista dei Paesi “parzialmente liberi”.
Sono incazzato nero. Secondo l’osservatorio di Pavia sulla televisione, questa situazione è estesa da mesi e mesi su tutte le reti Rai e diviene – come dire – “scandalosa” (ma ci scandalizziamo ancora ?) sulle reti Mediaset. L’opposizione è cancellata. Nei talk show serali, la maggioranza si sceglie l’opposizione da invitare, e chiama più frequentemente l’Italia dei Valori (dura e acida, ma capace al contempo di spaventare i “moderati” e di irritare contro il Pd i “delusi”) o quei democratici che hanno sbagliato la direzione del mirino e si sono dunque guadagnati consenso e popolarità sparando sul proprio quartier generale.
Sono incazzato nero. Leggo sempre meno i giornali quando vedo che i cronisti politici sanno solo parlare di retroscena e posizionamenti interni, che ti osservano straniti con l’occhio della mucca che guarda il treno se gli parli di fisco, lavoro, giovani ed Europa, ma si eccitano all’istante se ammicchi ad una disputa sulla leadership del partito. Pago chiunque mi porti una foto di Berlusconi degli ultimi 10 anni con una mazzetta di giornali sottobraccio. Sarà un caso che non ne esistano ? E penso alla nostra leadership, da sempre piegata sotto il peso di voluminosi pacchi di carta e attenta ad ogni singola nota e retroscena. Dedicata a chi dice che la televisione non conta.
Sono incazzato nero. Visto dall’esterno e dall’estero, il mio Paese non è stato mai così in basso nella sua credibilità. Siamo simpatici, certo: Ferrari, food and fashion funzionano da Dio. Nella divisione internazionale del lavoro, ci è toccata la manna del cielo: abbiamo le Alpi, le Dolomiti ma anche le colline del Chianti e la Costa Smeralda; abbiamo il Colosseo e Pompei e il Vaticano e il Rinascimento di Lorenzo il Magnifico; abbiamo più varietà di formaggio della Francia e una serie sterminata di cibi meravigliosi. Ma qualche anno fa, nelle zone più sperdute del mondo (un po’ come nelle barzellette care al premier dell’esploratore fra i cannibali) mi dicevano “Baggio, Del Piero”; oggi in un villaggio delle isole Svalbard, il luogo abitato più vicino al Polo Nord, ho trovato un modellino di un motoscafo con un anziano riccone che spupazza due sirene ribattezzato dal venditore norvegese “io sono Berlusconi”.
Sono incazzato nero. Ogni indicatore ci dice che l’Italia arranca e scivola indietro. Che gli italiani si arrangiano come possono. Che vivono – come dirlo – prescindendo dal governo e dalle istituzioni, cioè dribblandoci come si scansa una gabella, un ostacolo, un peso aggiuntivo alle difficoltà che la vita riserva. Ma il Parlamento è sostanzialmente fermo da mesi. Lavoriamo pochissime ore ogni settimana, su temi irrilevanti. Quei pochissimi provvedimenti a firma Tremonti sono adottati con procedure lampo dal consiglio dei ministri e poi imposti al Parlamento con la fiducia. L’80% dei ministri amministra le tabelle di spese elargite preziosamente dal Tesoro, senza osare alcuna riforma. L’opposizione ha diritto ad una quota parte dell’ordine del giorno da discutere, ma il 20% di niente è purtroppo niente. E così anche noi ci arrangiamo inventando imboscate e diversivi per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica.
Sono incazzato nero. Avanza la voglia di ricambio. Che sia. Ma ricordiamoci che il senso ultimo di ogni azione politica è valutare, dare un giudizio, scegliere, non applicare una tabella temporale come i tagli lineari di Tremonti (10% in meno a tutti, a chi ha troppo e a chi non ha). Perfino la Lega – tanto di moda nelle nostre chiacchiere sul radicamento – ha selezionato negli anni un gruppo dirigente di capaci e specializzati ed ha mandato a casa dopo un solo mandato gli imbecilli e i più impresentabili. Dobbiamo prendere lezione anche in quello ? O è meglio nascondersi dietro la regola dei mandati per non esprimere giudizi sulle persone e sul loro contributo alla vita politica del partito e del paese ?
Sono incazzato nero. Abbiamo succhiato talmente tanto veleno in questi anni e in questi mesi che ci siamo abituati al suo sapore. Ci spiegano tutti che già l’occidente naviga nella “low trust society”, nella società a bassa fiducia; che ci sfoghiamo riportando nei parlamenti di mezza Europa partiti giovanissimi e guidati da giovanissimi di ispirazione neonazista (applaus, applausi). Così come la stagflazione (parola troppo difficile) fa convivere in modo irrituale e pericoloso la stagnazione economica e l’inflazione, così noi facciamo convivere tutti questi fenomeni con la rassegnazione, l’abitudine al “tanto non possiamo cambiare”. E invece si può. Bisogna però metterci quella tenacia che mettiamo quando alziamo il bandone del negozio tutte le mattine, quando accompagniamo i figli a scuola, quando cerchiamo una fede vacillante, quando inseguiamo un amore che svanisce. Dobbiamo applicare alla comunità, a ciò che è di tutti (dunque anche mio) quella stessa ostinazione che mettiamo quando è in gioco qualcosa di solamente nostro.
Sono incazzato nero. Io non so se e quando cadrà questo teatro di maschere di cartapesta e di cerone, di battuttisti e incantatori, di pentiti e di smemorati. Ma so che una specie di CLN per uscire da questa notte oggi è necessario. Poi si vedrà. Poi, come già è accaduto, Togliatti e De Gasperi prenderanno strade diverse, e così Nenni e Saragat. Ma intanto cerchiamo di uscire da questa lunga notte della repubblica e del buon senso civile.
Sono incazzato nero. Se non lo facciamo per noi, per quelli la cui vita è stata oramai segnata dal ventennio del Signor B., almeno facciamolo per la prossima generazione.

Una risposta a “Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più”

  1. alessandro palchetti Dice:

    ciao Lapo,
    con vero piacere, dopo tanto tempo, trovo un tuo nuovo post in questo blog che ormai credevo (temevo) chiuso. Il puttaniere tira dritto, e che potrebbe fare altrimenti?, ma il peggio è che tutto il mondo politico se ne sta immobile, in attesa che cada da solo (improbabile) o che Fini lo defenestri (auspicabile). Nel frattempo, ci tocca sorbirci le scemenze di Renzi, un Berlusconi ipertricotico e giovane con la esse sibilante che parla la stessa identica lingua con 20 anni di ritardo e che inspiegabilmente raccatta consenso, proprio come l’altro nel ‘94, ma nello schieramento opposto! E noi, tutta Italia, ad aspettare che il resto, la politica, si svegli dal coma e smetta di lamentarsi del 20% di niente che le viene concesso per cercare di rimediare al nulla eterno dell’ennesimo governo Berlusconi e di un’opposizione latitante.
    E intanto qua si muore.
    Hai ragione, giovani, fisco e soprattutto lavoro – ma senza ideologizzare, mi sono rotto di sentir parlare di lavoratori e padroni come negli anni ‘50 – un lavoro che non necessariamente debba essere inteso come lavoro dipendente, ma LAVORO, produzione di ricchezza e di altro lavoro, fabbriche e imprenditoria, artigianato e libere professioni. Diamo una spinta forte, decisa, al lavoro ed un calcio nelle palle all’evasione, alla corruzione, al nepotismo. Rimettiamo a posto la “squola”, creiamo non soltanto nuovi posti nella ricerca e nell’università, ma liberiamole anche, e una volta per tutte, dalla farsa dei concorsi di ammissione e dai baroni intoccabili. Rivediamo la nostra fiscalità, adeguiamola alle nuove necessità di una società più spendacciona e meno formichina, ma affermiamo, ancora, la necessità di pagarle le tasse, e di pagarle tutti ed in maniera equa. Lotta all’evasione, ma non demonizzazione di questa o quella categoria.
    Qua si muore.
    Mentre noi aspettiamo che i Bondi, i Cicchitto, i Capezzone e tutti gli altri yesmen tolgano finalmente il disturbo, divenendo i portavoce solo di se stessi, mentre noi aspettiamo che i politici, vecchi e nuovi purché motivati e capaci, riprendano il controllo del Parlamento e diano nuovo impulso alla nostra economia ed alle nostre finanze dobbiamo fare i conti con il quasi niente che ci entra in tasca, con un mondo affogato dalla disoccupazione e dalla CIG o, come nel mio caso, dalle fatture insolute.
    Qua si muore, Lapo.
    Vent’anni di berlusca e celodurismo hanno spaccato l’Italia non in due, ma forse in centomila pezzi, hanno diviso il paese in frammenti delle dimensioni di tessere di un puzzle che solo persone di buona volontà e infinita pazienza potranno, forse, ricomporre. Nel frattempo, però, è anche l’ora di tagliare con un certo tipo di assistenzialismo, con l’Italia a doppia velocità, col sud affamato che aspetta non si sa cosa sommerso dalla spazzatura ed il nord ricco e grasso che non comprende più perché deve continuare a versare soldi in una cassa comune che poi comune non sarà mai. Se le stravaganze filoceltiche dei Calderoli, dei Borghezio e dei Bossi fanno ancora sorridere i sani di cervello non si può non condividere il desiderio di chi, producendo tanta ricchezza, rivendica per la propria comunità qualcosa di più. Aiutiamo il sud ad emergere, ma per davvero. E per fare questo occorre ripartire dal basso, dall’educazione delle nuove generazioni, dalla scuola e dalla famiglia, dal rispetto delle regole e delle leggi, di tutte, comprese quelle “più banali” dell’obbligo di indossare il casco in motorino o del divieto di viaggiare in tre su uno scooter! Da oggi le classi dirigenti di tutte le Amministrazioni paghino anche direttamente i propri insuccessi e le proprie incapacità, perché la loro incapacità danneggia il bene pubblico, che significa di tutti e non di nessuno.
    Per concludere, come non condividere la necessità di un patto tra volenterosi, e chissenefrega di chi c’è, Fli va benissimo anche perché, per fortuna, gli ex aennini impresentabili, i La Russa, i Gasparri.., sono rimasti col bauscia, vada pure per Di Pietro e se fosse possibile anche per quei fulminati più a sinistra, benvenuto a Casini…….adesso quello che conta è voltare pagina, in fretta, ma stavolta in maniera definitiva, poi si vedrà, ognuno segua la sua strada e in bocca al lupo a tutti!
    Ti aspetto al varco, Lapo. Dai voce a tutte le tue idee, di nuovo anche su questo blog, la sconfitta delle primarie è lontana, è l’ora di ricominciare da capo perché ‘a nuttata sta finendo, davvero.
    Ti abbraccio
    Alessandro

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