Lapo Pistelli

Il blog.

Walter, il Pd e le facce

Inviato da Lapo Pistelli il 20 febbraio 2009 - 11:55

veltroniNel giorno in cui tutti prendono le distanze da Walter o lo salutano con commenti tristi pur avendo partecipato attivamente al gioco del logoramento, io ci metto la faccia accanto.
Ci metto quella con il primo piano più grande che ho per rimarcare che, dalla notte di Pietro passata accanto ai falò di Gerusalemme, non ho mai amato quelli che dicono o sottintendono “non conosco quell’uomo”. Io lo conosco da quindici anni, l’ho ritrovato due anni fa, ci ho lavorato bene assieme, sono dispiaciuto che abbia lasciato la guida del Pd, gli faccio i miei più sinceri auguri per la sua second life che comincerà presto.
Il Partito Democratico è un progetto senza alternative. Spero di non dover argomentare che ogni ritorno indietro consegnerebbe il riformismo italiano ad una stagione lunghissima di esperienze minoritarie, di rancori personali, di smarrimenti ideologici ancor più grandi di quelli che hanno segnato la lunga marcia di avvicinamento al Pd e la leadership di Veltroni.
Sono invece da discutere senza reticenze sia il modo sia le persone che hanno segnato questi sedici mesi. Mesi, lo ricordo, iniziati con la processione al Campidoglio per chiedere a Veltroni di rianimare due partiti che avevano deciso di fare un partito in due congressi simultanei ma che non sapevano da dove partire e a chi affidarsi. Mesi, lo sottolineo, finiti in un crescendo di distinguo, di interviste finalizzate a marcare le distanze su tutto, di discussioni surreali su partiti liquidi e solidi e sul tasso di impiego di alcuni ex leader. Mesi trascorsi a costruire correnti e fondazioni, recinti difensivi di identità, casematte organizzative autonome, mentre ancora il partito stentava a crescere.
Gli editorialisti senza memoria rinfacciano a Veltroni le sconfitte in Abruzzo e Sardegna. Ci ricordiamo che, a torto o ragione, in Abruzzo si è votato a seguito dell’arresto del Presidente Del Turco, Pd, e dell’implosione della sua maggioranza ? Ci ricordiamo che in Sardegna si è votato dopo che il Presidente Soru ha sciolto la sua maggioranza, dopo che questa aveva litigato aspramente sulla legge urbanistica, potestà primaria in una regione a statuto speciale, dopo che l’ex segretario regionale del Pd aveva portato in tribunale il nuovo segretario regionale del Pd in una guerra di sedi occupate e serrature cambiate ? E pensavate di vincere a partire da quelle condizioni ?
Domani l’Assemblea, spero, eleggerà Dario Franceschini per il tempo che ci separa dal Congresso. Durante questi mesi, servirà generosità per riorganizzare le file e per non affondare alle elezioni di giugno. Ma se non cambia il metodo, proseguirà la storia di Crono che partorisce e divora i suoi figli, la storia del centrosinistra italiano che cambia sei o sette leader mentre Berlusconi resta lì, immobile, perfino ringiovanito con la chirurgia plastica e rinfoltito nei capelli. Al Teatro di Adriano, ieri l’altro, il commento prevalente era che, per avere efficacia, le dimissioni di Veltroni dovevano trascinarsi direttamente o indirettamente dietro un’altra decina di persone. Indovinate chi?
Ascoltate, se potete, la conferenza/discorso finale di Veltroni. Ne vale la pena. Soprattutto quando accenna alla vittoria culturale di Berlusconi e alla necessità che il Pd organizzi un modello culturale altro da quello. Vorrà dire pure qualcosa che nelle competizioni del Pd si vince attaccando il quartier generale, la casta, i colleghi, l’amministrazione pubblica ed evocando parole d’ordine e stili che sono la copia esatta di quelle adottate dalla destra che si intenderebbe combattere?
Dite la vostra. Questo blog è qui per voi.  Scrivete a [email protected]

Grazie dei commenti arrivati sugli ultimi post. Vi comunico, con un qualche orgoglio, che da una settimana, questo blog ha oltre 5000 contatti unici al giorno, un numero che dice come siamo stati capaci di far crescere questo spazio pubblico grazie a voi.
Un’ultima nota a piè di pagina sulla nostra città. Negli ultimi tre mesi, il Sindaco di Firenze ha misurato quotidianamente con il goniometro i gradi di continuità / discontinuità della campagna elettorale primaria rispetto all’eredità lasciata negli ultimi dieci anni, facendoci conoscere il suo irato pensiero, ora dalla televisione, ora da un quotidiano nazionale, quasi mai da un’assemblea del Pd.
Leggo sui giornali di mercoledì che dopo l’incontro con il candidato vincente è cominciata la luna di miele e che il commento del primo cittadino è stato:  “dopo dieci anni è comprensibile la voglia di novità. La discontinuità è nei fatti e nelle cose….” E traggo la conclusione che la politica, nonostante alcune immutabili regole vergate da Machiavelli, è una delle poche attività capace sempre di sorprenderti.
E ora la parola a voi.

22 Risposte a “Walter, il Pd e le facce”

  1. Riccardo Dice:

    E’ così difficile trovare coerenza in politica, bravo Lapo, questo è un post da cinque stelle.
    Da molti altri dirigenti del PD in questi giorni ho avvertito grande tempestività nell’affondare la barca di Valter dimissionario (o nel saltare sul carro del vincitore, ma questa è un’altra storia).
    Tutti pronti a criticare quando invece è sotto gli occhi di tutti che è il momento di rimboccarsi le maniche. Se non si cambia registro sarà dura per chiunque farà il leader nazionale sopravvivere alla classe dirigente che lo erode.

  2. Paolo Dice:

    Se tante persone che non avevano mai fatto politica hanno deciso di iscriversi per la prima volta ad un partito è in buona parte per merito di Veltroni.
    E’ lui che ha dato l’idea (l’illusione, forse) che qualcosa di veramente nuovo e degno di essere sostenuto avesse finalmente visto la luce in Italia.
    E lo dice uno che pure alle primarie non lo aveva scelto. Quindi, onore al merito, non credo che altri avrebbero fatto meglio di lui nelle condizioni attuali.
    Quanto a Firenze: il carro del vincitore è sempre strapieno, no?

  3. jm Dice:

    concordo che le dimissioni di veltroni avrebbero dovuto essere seguite da altri.

    un pensiero sconcio:
    visto che l’inseguire un modello culturale altro non piace alla nazione propongo di avere un leader che la butti in caciara meglio di Mr B., che abbia le battute migliori e le spari più grosse… ad esempio benigni potrebbe andare bene
    scherzi a parte; serve una figura con forte capacità mediatica perché si deve combattere sullo stesso livello di Mr. B,
    nel frattempo le teste vere faranno le riforme che servono che, poi, alla fine sono quelle che civilizzano realmente la nazione.

  4. aldo Dice:

    hai detto una cosa giustissima: non c’è una alternativa al PD.
    E questo è stato condiviso da tutti quelli che sono andati alle primarie, soprattutto da coloro che, maggioritati, hanno scelto a Firenze e altrove, candidati alternativi a quelli teoricamente più appoggiati dal partito (nel pisano è stato fatto fuopri anche un sindaco uscente….)
    Però in qualche modo abbiamo fatto la stessa fine della sinistra in islanda(!).
    Veltroni aveva una missione molto difficile ma non può essere l’unico colpevole della sfiducia dei cittadini e dei militanti PD. Va ripensato tutto l’apparato del partito, i metodi e le persone: c’è la percezione, sulla strada, che non ci siano grandi differenze fra PD e PDL.
    Come adesso sento dire da parecchi “io quello lì non lo voto”. Il solito errore mutuato dalla vecchia mentalità della sinistra grazie alla quale abbiamo assistito a decine di scissioni e che ha portato a SX del PD alla presenza di ben 4 formazioni che si divisono il 4% dell’elettorato…

    Sembra ridicolo dover rifondare un partito appena un anno dopo la sua formazione, ma è così. Ne ha bisogno l’Italia, anche quella che non se ne rende conto e non si vergogna quando vai all’estero e sei sbeffeggiato persino dai tassisti lituani (oh, Italia..? Berlusconi ahahahaha!!!).
    E ne abbiamo bisogno noi a cui un modo di politica come quello attuale non sta bene. Non stupiamoci poi se i voti del PD vanno alla IDV o, peggio, a Beppe Grillo….

  5. Stefano Dice:

    Caro Lapo, sono profondamente d’accordo con te, il partito democratico era rappresentato da Veltroni in maniera perfetta. L’ho appoggiato pur venendo da esperienze elettorali molto diverse dalle sue.

    L’unico errore che pero’ mi sento di scontargli è il fatto di non aver puntato sui giovani. Capisco che non fosse possibile, dire a D’Alema Parisi Cinci o Ciripini o chi per loro: “fate un passo indietro”, ma ora è chiaro a tutti che dire quella frase sarebbe stata una cosa necessaria

    Aprezzo in maniera esponenziale questa tua presa di posizione. Orgogliosa consapevole,
    BRAVO!

    Questo è il Lapo che avrei voluto vedere alle primarie. Avresti vinto a mani basse.

    E adesso? Bhè adesso il congresso è bene cominciare a farlo da subito, ma non al congresso, ma qui su internet, creiamo un posto dove poter discutere in totale libertà. Non facciamo l’errore di far ripartire il PD dall’alto, facciamolo noi il Pd. Altrimenti arriverà qualcuno che travestitosi di verde bianco e rosso ci prenderà la casa pur non condividendo i nostri valori.

  6. Fabio Cesari Dice:

    perfettamente daccordo !!

  7. Stefano Dice:

    Perdonami caro Aldo ma nelle tue parole c’è una contraddizione in essere. Dici una cosa giusta quando fai il discorso “quello li io non lo voto”.

    C’è poi da fare pero’ una bella parentesi sul chi sia “quello li”, perchè se rappresenta il partito ben venga, se rappresenta qualcos’altro bhè che una maggioranza voti una minoranza perchè lo statuto dice così è un qualcosa che puo’ funzionare in un partito ma che non funzionerà mai tra la gente.

    Rifondiamolo questo partito, siamo in diversi e pronti, ma che non ci impongano capi o interessi perchè altrimenti me ne sto a casa.

    E alla luce di questa rifondazione lancio la domanda…

    Se il Pd ha fallito in cosa lo ha fatto? Voglio dire, e mi allaccio al discorso locale, le primarie e il loro risultato per come sono state costruite, sono frutto di una cattiva gestione o sono veramente cio’ che l’elettorato democratico voleva?

    Siamo qui, parliamone.

  8. calogero bellavia Dice:

    Anch’io ho sostenuto Veltroni con entusiasmo perché nel disegno del “suo” partito democrativo vedevo il compiersi di un cammino che avevo iniziato da quando ho capito di politica, circa 45 anni fa, quello dell’incontro tra le grandi forze popolari di questo paese.
    Qualcuno storcerà la bocca parlando di cattocomunismo, ma è fuori tempo massimo: non ci sono più né il “comunismo” né la Democrazia cristiana, forza di centro ma con valori agli antipodi degli attuali sedicenti centristi berlusconiani.
    Oggi però devo dire che ha fatto bene a dimettersi, ne andava della sua dignità personale e politica. Hai ragione Lapo nell’enumerare le ragioni delle varie sconfitte elettorali, però devi aggiungere che non è stato in grado -per carenza di potere o di autorevolezza- di intervenire tempestivamente. A parte l’Abruzzo, in Campania e a Napoli, in Sardegna non era possibile rimanere inerti. Occorrevano dei gesti chiari, di rottura, di cambio di marcia: glielo avrebbero impedito, forse, ma almeno sarebbe caduto dando una indicazione politica chiara, di “discontinuità“, per dirlo in salsa fiorentina.
    A questo punto occorre aprire i cancelli e dare spazio a una nuova generazione di dirigenti. E la via percorribile, l’unica, è quella delle primarie. Se si aspettasse il congresso a novembre, con Franceschini segretario, assisteremmo al suo massacro e alle solite manfrine precongressuali, a partire dal tesseramento…

  9. matteo Dice:

    Caro lapo hai ragione…ma 4milioni di persone che hanno votato alle primarie per Walter? Credo che si potesse fare di più ma capisco che quella era una tana di lupi. Il problema vero è culturale…del paese, del popolo, oramai il termometro del paese lo decide la tv..in mano allo psiconano..e quindi è dura.RIVOLUZIONE CULTURALE….

  10. stefano Dice:

    Caro Lapo, anche stavolta mi trovo in perfetta sintonia con te. Mi dispiace molto per Walter, persona che ho sempre considerato limpida e di cui ho parrezzato il grande sforzo per la costruzione del PD. Qualcosa non ha funzionato, purtroppo, e penso che le colpe del segretario non fossero quelle più gravi. E’ stato un massacro, giorno dopo giorno. Ora si pone il dilemma di cosa fare… e non è facile. Sono già cominciati gli scontri e le gazzarre e questo non ci aiuta. C’è una pluralità di posizioni che rende di difficile interpretazione questo passaggio dell’universo PD. In un periodo in cui predomina lo stile berlusconiano dell’uomo forte e decisionista, dei proclami e delle promesse a pioggia, in cui chi ha in mano l’informazione (a tutti i livelli) finisce per vincere, io penso ancora che le idee, i programmi, la serietà e la coerenza debbano essere la nostra anima. Serve una nuova cultura del centro-sinistra, ma non penso che il problema sia solo anagrafico. Non è l’età o l’entità delle ’sparate’ che ti rende un buon politico al servizio dei cittadini. Ci attendono tempi duri e, per questo, più che mai servono persone come te.

  11. portos Dice:

    ti fa onore questo atteggiamento.
    Credo che la fase storica di che vive l’italia, ovvero di invasioni di immigrati, clandestini e non, causi alla gente (complici mezzi d’ informazione) una paura diffusa che spinge a farsi proteggere da una destra (demagogica spesso), che gioca su tre fronti:
    1) impaurire la gente con la paura ello straniero
    2) dare la colpa alla sinistra della famigerata invasione
    3) ergersi a protettore dei “poveri nostrali” nella guerra contro i poveri che arrivano.
    La sinistra, il cui compito è sempre stato quello di difendere i deboli è senza, di fatto, questo ruolo politico storico.
    Ecco che allora si rincorre ora una politica da zapatero, ora da Obama in italia…ma ogni fenomeno politico è irripetibile e ha successo solo in quel contesto. Vedo che la crisi ella sinistra è profonda perché questo non è il suo momento storico,, ovvero non ha interessi da mediare (detta molto cinicamente). FOrse quando (ahimé) la crisi eonomica diventerà ancora più grave, la gente , forse proverà a votare per il centrosinistra (come è successso in america).
    L’altra ragione che spinge a votare a destra è stata la dimostrazione di grande ingovernabilità che ha dato il centrosinistra. E , a quanto pare le discordie continuano anche oggi….Questa cattiva “pubblicità” a livello nazionale spinge l’elettore a punirla anche a livello locale. Non credo regano (scusami ma è una mia opinione) le argomentazioni che hai portato sulla sardegna….perché presi come persone e capacità un Soru vale dieci cappellacci qualsiasi…creo che sia una crii profonda nazionale che va a influenzare la dimensione locale e non viceversa.

  12. Marco Parrini Dice:

    Caro Lapo,
    anche questa volta sono completamente d’accordo con te.
    Veltroni era il miglior leader che il PD potesse avere: aveva già vinto molte battaglie, ad esempio quella di avvicinare o riavvicinare alla politica tanti che ne erano disgustati. Il PD è stato il primo partito al quale mi sono iscritto (ho 65 anni!) e l’ho fatto perché ne ho condiviso pienamente il progetto e le speranze.
    Sono anche convinto che si possa contare su una base sufficientemente matura, certamente più matura di tanti dirigenti nazionali, attaccati - loro sì - a sedie e strapuntini, al punto di mettere a repentaglio questo meraviglioso progetto nel momento in cui muove i primi passi. Se qualcuno dice che “l’amalgama non è ben riuscito” evidentemente guarda a sé stesso e ai suoi colleghi nel palazzo, non certo al popolo delle primarie che, a Firenze come altrove, ha dimostrato di essersi completamente dimenticato e di non aver alcun interesse alla provenienza culturale e politica dei candidati, ma unicamente alla loro capacità di “dare le gambe” ad un’idea, fosse un’idea di città o un’idea di partito.
    Che ne sarà adesso del PD? Riprenderà di slancio il suo cammino, se si continuerà ad avere il coraggio di dar voce al suo popolo, oppure naufragherà - e con esso l’Italia che non si riconosce in Berlusconi - se si tornerà a prendere le decisioni fra le quattro mura di un palazzo romano.
    Con rinnovata stima ed amicizia,
    Marco

  13. Alberto Dice:

    Dal Corsera:

    E Time nomina Renzi «Obama italiano»
    Il settimanale statunitense vede nel presidente della provincia di Firenze il leader Pd del futuro
    MILANO - La crisi del Partito democratico spinge i media alla ricerca frenetica del leader del futuro in casa Pd. E così il settimanale americano «Time» incorona Matteo Renzi, il trentaquattrenne trionfatore alle primarie del Pd a Firenze e candidato alla poltrona di sindaco nelle elezioni del prossimo giugno, definito addirittura come «l’Obama italiano».

    INCORONAZIONE - Per «Time» il giovane presidente della Provincia di Firenze è la migliore chance per il Partito democratico di uscire dalla crisi in cui è piombato dopo le dimissioni del leader Walter Veltroni. Oltre alla giovane età, atipica nel panorama politico italiano, come il presidente degli Stati Uniti Renzi, scrive il Time, ha fatto largo uso di Internet e Facebook per riuscire a trionfare alle primarie. E, come Obama, Renzi ostenta un atteggiamento pragmatico nei confronti della politica. «Sono un politico, non faccio miracoli - ha detto spesso - Ho solo cercato di lavorare ogni giorno un pò meglio». Figlio di un piccolo imprenditore toscano, Renzi è un cattolico praticante ma ha già dichiarato, secondo il Time, che non permetterà al Vaticano di «guidare la sua politica». Rispetto al presidente americano Renzi è qualche volta «turbolento» ed ha ancora «una faccia da bambino», scrive il Time che tuttavia lo aveva già messo in copertina nel 2006 come esponente della nuova generazione di politici in contrapposizione agli allora candidati alle elezioni, Prodi e Berlusconi, che sfioravano i 70 anni.

  14. Lorenzo Dice:

    Alberto, ti ringraziamo tantissimo per gli aggiornamenti continui che ci dai sulla vita di Matteo Renzi. Credo che uno dei motivi di questo sito sia proprio perchè trovi spazio l’agiografo del neo candidato sindaco

  15. Sofia Dice:

    Alberto, non ti distrarre troppo con i blog, rischi di sottrarre tempo prezioso alla tua attività di leccapiedi.

  16. Silvia Dell'Acqua Dice:

    Il filo rosso del PD continua. Veltroni dopo un anno e mezzo ha fatto il suo nodo, ieri Franceschini ha iniziato il suo percorso, e il PD tutto insieme con lui.
    Il discorso di Veltroni. Il discorso di Franceschini. L’uno più emozionale – naturale che fosse così - l’altro più pragmatico: non è il momento di scaldare gli animi con il pathos, ma di dire “Questa è la via. Siamo tutti d’accordo? Allora seguitemi, incamminiamoci insieme”…senza l’orologio in mano! (come suggerisce Veltroni)

    Ieri però sono stata molto colpita da una cosa. Stavo sfogliando Repubblica e avevo ancora in mente il discorso di Veltroni. La parola chiave era ancora “cambiamento”: “cambiare radicalmente il nostro Paese”; “con l’ambizione non di cambiare il governo, ma di cambiare l’Italia”; “un ciclo che cambiasse lo Stato sociale, cambiasse il modo di essere…”.
    In terza pagina mi blocco, vedo diverse foto che fanno da cornice ad un articolo sulla leadership: Berlusconi onni-presente stringeva la mano a 7-8 leader della sinistra e centro-sinistra: lui rimane, gli altri cambiano. “Panta rei”…tutto scorre, davanti a lui.
    Allora mi sono chiesta “Gli Italiani, nella loro maggioranza, credono e vogliono “il cambiamento” che intendevano Veltroni e il PD…the “CHANGE”, il mantra di Obama ?”
    Essere “uniti nella diversità” può essere non facile, ma ci si può riuscire, “Abituiamoci all’idea che un grande partito è un luogo di diversità” (Veltroni), “Non chiedete a chi verrà eletto dopo di me, con l’orologio in mano, di ottenere dei risultati” (sempre V.) ed anche questo è possibile, basta essere ragionevoli e un pizzico lungimiranti; bene “avere il coraggio di mettere la vela quando il vento è più basso sapendo che prima o poi se la vela è messa nella giusta posizione arriverà il vento per andare e fare la marcia giusta”, ma la marcia giusta arriva se si “ascolta” con attenzione e partecipazione la società italiana. I cambiamenti non avvengono per caso, in un senso o nell’altro, bisogna costruirli, e ci vogliono pazienza e perseveranza.

    La democrazia non ha un prezzo, ha un valore. Per far sì che il PD sia il primo protagonista di questo valore, credo che la strada giusta sia “partire dal territorio” e coinvolgere attivamente gli amministratori locali virtuosi, che non hanno bisogno dello “specchio delle mie brame” per sapere quello che i cittadini reputano importante per la propria vita e soprattutto per un futuro migliore, per sé, per la propria famiglia e per l’Italia. Dobbiamo tutti noi capire il “cambiamento” che vogliamo…di per sé il “change” non è un valore, anche le ronde, possono essere un “fattore di cambiamento”, ma non credo proprio che sia quello il senso che il PD vuol dare a questo concetto.
    Capire il cambiamento che vorremmo il PD preannunci con lungimiranza, guidi con energia e pragmatismo, interpreti con unità di intenti. Questo potrebbe già essere un buon inizio, verso quella “nuova stagione” di cui parlava Veltroni all’inizio della sua importante esperienza.

    Condivido con tutti voi questo detto africano, particolarmente appropriato al momento che stiamo vivendo:

    “Il miglior momento per piantare un albero era 20 anni fa; il secondo miglior momento è ora”.

    Senza timori. Avanti con il PD.

  17. portos Dice:

    ma come si colloca il pd?….è un partito del socialismo europeo?
    Molti voti di ex margheritqa mi sa che purtroppo trasmigrano da Casini (che ancora governa in qua e in la con berlusconi), molti ex votanti della sinistra antagonista votano Di Pietro. Mi sa che di definito il Pd di Veltroni non aveva niente. In ultima analisi, poi, con questo sistema dell’informazione televisiva, puoi fare tutti i congressi e i pd che vuoi…comunque vince Berlusconi. Ma voi pensate che se fosse stato un miliardario si , ma nel campo, che so, dell’abbigliamento per esempio adesso sarebbe presidente del consiglio?
    Non scherziamo….

  18. Alberto Dice:

    Cara Sofia,
    la mia umiltà di leccare i piedi deriva solo dall’educazione cristiana che ho avuto, lascio a te l’arroganza dell’insulto.
    Conosco molto bene la lealtà sia di Lapo che di Matteo, fin da quando erano bambini, per non aver alcun dubbio sull’uso della mia lingua. Mi auguro che almeno la tua sia un sollazzevole conforto per il perdente.

  19. Sofia Dice:

    Alberto, non si finisce mai di imparare. Questa è proprio bellina: la tua umiltà di leccare i piedi deriva dall’educazione cristiana!!!

  20. Alberto Dice:

    Sì cara Sofia, l’uso improprio della lingua, proprio come tu definisci il mio, porta a due strade una all’Inferno e l’altra al Paradiso. Io, se permetti, scelgo quella che mi garantisce di più.

  21. Marione Dice:

    Per fortuna la cristianità non è fatta solo di Inquisizione, roghi di eretici e streghe, crociate e massacri. Mi sento sollevato che ci siano anche S. Francesco, Don Minzoni etc.
    O per venire ad oggi: da una parte l’Opus Dei, Ruini, Combustione&Liberazione, Rutelli, la Binetti … ma a fare da contrappeso a tanta vergogna chi c’è?

  22. andrea Dice:

    Buon giorno a Lapo e ai visitatori:
    non ho votato Veltroni alle primarie e purtroppo avevo ragione. Ottimo giornalista e comunicatore, non è stato un buon segretario. Pensate ad esempio all’ultima designazione PD per la RAI, lo “scrittore fiorentino” di cui ora mi sfugge il nome. Mi balza alla mente una delle prime scene di Frankenstein Junior (quando Frankenshtin risponde ad una domanda su suo nonno) che parafraso cosi: “… indecente?” Lo hanno sostenuto (anche) gli apparati, le oligarchie dei due vecchi partiti che grazie a lui hanno mantenuto intatto il loro potere. Le primarie poi sono state sempre gestite “all’italiana”: una sola data e scarso confronto tra i candidati. Ho la sensazione che anche le ultime per Firenze siano state analoghe. E’ vero o sbaglio?

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